Inchiesta “Una poltrona per due”

inchiestaCHI PROTESTA: Pasquale Natuzzi

CONTRO CHI: concorrenza sleale

PER QUALE MOTIVO: L’uso di manodopera sottopagata e l’abbassamento della qualità dei prodotti

Pasquale Natuzzi è il fondatore del gruppo Natuzzi, un marchio di fama mondiale nella produzione di mobili imbottiti (divani e poltrone) con 3.200 dipendenti nelle sue fabbriche italiani più altri sedi di produzioni all’estero.

Il successo della Natuzzi risiede nella produzione artigianale e conseguente grande qualità dei suoi prodotti.

Purtroppo da un decennio a questa parte quello che era uno dei settori più floridi del meridione, con 500 aziende e 14.000 dipendenti, si è assottigliato ad un terzo con moltissimi dipendenti in cassa integrazione.

Pasquale Natuzzi, che continua imperterrito ad investire nel settore senza rinunciare al suo standard di qualità punta il dito verso la concorrenza che commercializza mobili imbottiti senza di fatto produrli.

Mentre la Natuzzi produce tutto in house, altre ditte che stanno crescendo sempre più anche reclamizzandosi molto affidano l’intera loro produzione a terzi.

Non produrre direttamente potrebbe essere un modo di condurre l’attività del tutto lecita se non fosse che le filiere a cui si rivolgono applicano prezzi più bassi perché offrono una qualità bassa, con materiali scandenti e si avvalgono di lavoro pagato in nero, non pagando le tasse.

Il riferimento esplicito è ai laboratori cinesi. Non è una guerra contro il popolo cinese, ma contro i sistemi adottati per produrre, senza nessun rispetto per i diritti dei lavoratori, la loro sicurezza ed una giusta riproduzione  costringendoli a lavorare in nero e a cottimo e segregandoli nei dormitori attigui ai capannoni. I terzisti riescono a produrre a minor costo con sistemi che sconfinano nell’illecito, ma i committenti di questi lavori sembrano lavarsi le mani dalle loro responsabilità, quando invece di fatto finanziano il lavoro nero.

Se Natuzzi condanna chiaramente questa produzione industriale, con l’intervista rilasciata per l’inchiesta sul settore realizzata da Report, la trasmissione di RaiTre di cui si può vedere il video in fondo all’articolo, lo fa certamente nel proprio interesse, per difendere un’industria importante e l’economia di un territorio, ma anche per mettere in guardia i clienti italiani .

Infatti spesso quello che viene venduto come Made in Italy viene si prodotto in Italia, ma non in fabbriche all’avanguardia e con sistemi di produzione moderni, ma in capannoni fatiscenti da manodopera non specializzata, dove è più importante finire in fretta che fare bene il prodotto.

Il prezzo di questi prodotti dall’etica incerta viene tenuto basso oltre che con lo sfruttamento della manodopera con il risparmio sui materiali, dove con il termine ‘ecopelle’ si nasconde l’uso di finta pelle, e l’inseme del prodotto non vale per quanto lo si paga. Si risparmia nell’acquisto, ma si risparmia anche sulla qualità del prodotto acquistato.

L’intervista di Report a Pasquale Natuzzi vuole invitare quindi anche la clientela ad una riflessione. Con la ricerca del risparmio a tutti i costi potrebbero rendersi corresponsabili della grave crisi economica in un settore importante per il mezzogiorno, finanziando metodi di produzione non etici e danneggiando il vero Made in Italy. Ma soprattutto è un invito alla concorrenza a ripensare la loro strategia produttiva in favore della qualità sia per i lavoratori che per i clienti finali.

 

 

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