Il futuro del welfare state italiano

Il welfare state italiano è sotto pressione e ci sono preoccupazioni per la sua fattibilità a lungo termine. le famiglie sono sempre più in difficoltà con la sanità, le pensioni ed il lavoro e le sfide che il welfare state italiano sta affrontando sembrano insuperabili; i piani del governo per affrontarli e il potenziale impatto sui cittadini italiani altrettanto incerti.

Cos’è il welfare state

Il termine welfare state si può tradurre in italiano come “stato di benessere” o “stato sociale”. Viene utilizzato a partire dalla seconda guerra mondiale per designare un sistema socio-politico-economico in cui la promozione della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini viene assunta dallo stato come propria responsabilità.

Il welfare state comprende pertanto il complesso di interventi pubblici (stato, regioni, enti locali) diretti a migliorare le condizioni di vita dei cittadini e in una prospettiva di “contratto sociale” in cui lo stato si assume il ruolo di garante del benessere dei cittadini.

Gli interventi di welfare state riguardano principalmente i seguenti settori:

  • la previdenza e l’assistenza sociale, per garantire un reddito minimo e una protezione contro i rischi sociali (vecchiaia, malattia, disoccupazione, invalidità, povertà, ecc.);
  • l’assistenza sanitaria, per assicurare l’accesso alle cure mediche e la prevenzione delle malattie;
  • l’istruzione, per favorire lo sviluppo delle capacità e delle competenze dei cittadini e la loro integrazione nel mercato del lavoro;
  • l’edilizia popolare, per facilitare l’accesso all’abitazione e contrastare la speculazione immobiliare;
  • la politica economica, per orientare la crescita economica verso obiettivi di equità, efficienza e sostenibilità ambientale.
WELFARE ITALIANO

La storia del welfare state italiano

Il welfare state italiano ha avuto origine nel contesto della ricostruzione post-bellica e della nascita della Repubblica italiana. La Costituzione italiana del 1948 ha sancito i principi fondamentali dello stato sociale, come la pari dignità e uguaglianza dei cittadini, i diritti inviolabili della persona umana, il lavoro come fondamento della Repubblica e la solidarietà sociale.

Nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, il welfare state italiano si è sviluppato con la creazione di importanti istituzioni e normative, tra cui:

  • l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), nato nel 1952 dalla fusione di vari enti previdenziali;
  • il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), istituito nel 1978 con la legge 833;
  • il sistema scolastico pubblico, riformato nel 1962 con la legge 1859;
  • il sistema delle pensioni pubbliche, ampliato nel 1969 con la legge 153;
  • il sistema delle indennità di disoccupazione, introdotto nel 1989 con la legge 164.

Il modello di welfare state italiano si è caratterizzato per una forte spesa pubblica in materia di pensioni e sanità, ma anche per una scarsa attenzione alle politiche attive del lavoro, alla conciliazione tra vita familiare e professionale, alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Inoltre, il welfare state italiano ha mostrato una notevole disomogeneità territoriale e categoriale, con differenze tra Nord e Sud e tra lavoratori dipendenti e autonomi.

La crisi del welfare state italiano

A partire dagli anni Settanta e Ottanta, il welfare state italiano ha cominciato a manifestare segni di crisi e di insostenibilità, a causa di diversi fattori, tra cui:

  • la stagnazione economica e la crescita del debito pubblico, che hanno ridotto le risorse disponibili per il finanziamento dei servizi sociali;
  • il cambiamento demografico e sociale, con l’invecchiamento della popolazione, la riduzione della natalità, la diffusione di nuove forme di famiglia e di lavoro, che hanno aumentato la domanda di welfare e reso obsolete le forme tradizionali di protezione sociale;
  • la globalizzazione e la competizione internazionale, che hanno esposto il sistema produttivo italiano a nuove sfide e richiesto maggiore flessibilità e innovazione;
  • la crisi di legittimità e di rappresentanza del sistema politico, che ha minato la capacità di riformare il welfare state in modo partecipativo e consensuale.

Di fronte a questa situazione, il governo italiano ha avviato una serie di interventi di riforma del welfare state, con l’obiettivo di contenerne i costi, razionalizzarne la gestione, adeguarne le prestazioni alle nuove esigenze sociali e favorirne l’equità e l’efficacia. Tra le principali riforme si possono citare:

  • le riforme pensionistiche degli anni Novanta e Duemila, che hanno innalzato l’età pensionabile, introdotto il sistema contributivo e incentivato la previdenza complementare;
  • le riforme sanitarie degli anni Novanta e Duemila, che hanno introdotto il federalismo fiscale, il sistema dei livelli essenziali di assistenza (LEA), il ticket sanitario e la partecipazione privata;
  • le riforme scolastiche degli anni Novanta e Duemila, che hanno introdotto l’autonomia scolastica, la valutazione degli apprendimenti, l’alternanza scuola-lavoro e l’istruzione tecnica superiore (ITS);
  • le riforme del mercato del lavoro degli anni Novanta e Duemila, che hanno introdotto nuove forme di lavoro flessibile, il reddito di cittadinanza, il jobs act e il decreto dignità.

Il futuro del welfare state italiano

Il welfare state italiano si trova oggi di fronte a nuove sfide e opportunità, legate sia alla crisi sanitaria ed economica provocata dalla pandemia da Covid-19, sia al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede ingenti risorse finanziarie per sostenere la ripresa del Paese.

Tra le priorità per il futuro del welfare state italiano si possono individuare:

  • il potenziamento del sistema sanitario pubblico, per garantire l’accesso universale alle cure di qualità, la prevenzione delle malattie croniche e infettive, la digitalizzazione dei servizi e la valorizzazione del personale sanitario;
  • il rafforzamento del sistema educativo pubblico, per promuovere l’istruzione permanente, l’inclusione sociale, l’orientamento professionale, le competenze digitali e linguistiche e la collaborazione tra scuola, università e impresa;
  • il miglioramento del sistema previdenziale pubblico, per assicurare un’adeguata copertura pensionistica ai lavoratori precari e atipici, incentivare l’occupazione femminile e giovanile, contrastare le evasioni contributive e favorire la sostenibilità finanziaria;
  • lo sviluppo del sistema assistenziale pubblico, per contrastare la povertà e l’esclusione sociale, sostenere le famiglie con figli o con anziani non autosufficienti, integrare i migranti e i rifugiati, promuovere il terzo settore e il volontariato.

Per realizzare questi obiettivi è necessaria una visione strategica e una capacità di coordinamento tra i diversi livelli istituzionali (stato, regioni, enti locali) e tra i diversi attori sociali (partiti politici, sindacati, associazioni datoriali, organizzazioni non governative). È inoltre indispensabile una partecipazione attiva dei cittadini al processo di riforma del welfare state italiano.

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