Nell’era dei social network, gli influencer sono diventati delle figure molto popolari e seguite, che hanno la capacità di influenzare le opinioni e i comportamenti di milioni di persone. Gli influencer sono spesso esperti o appassionati di un determinato settore, come la moda, la cucina, il fitness, il viaggio, ecc. e condividono i loro contenuti attraverso piattaforme come YouTube, Instagram, TikTok e altre.
Tuttavia, essere un influencer non è sempre facile e divertente. Infatti, gli influencer sono anche esposti a molte critiche e insulti da parte di alcuni utenti dei social network, che li attaccano per il loro aspetto fisico, le loro scelte personali, le loro competenze professionali o semplicemente per il gusto di farlo. Questo fenomeno è noto come cyberbullismo o bullismo informatico ed è una forma di violenza psicologica che può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e sul benessere degli influencer.
Il bullismo informatico, o cyberbullismo, è una forma di aggressione che si manifesta attraverso l’uso di internet e dei social network per insultare, umiliare, minacciare o diffamare una persona o un gruppo. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante, che colpisce soprattutto i giovani ma non solo.
Un esempio recente e sconcertante di bullismo informatico è quello che ha riguardato la scrittrice e attivista sarda Michela Murgia, che ha annunciato di avere un tumore al seno e che si è tagliata i capelli in diretta sui social network, suscitando solidarietà ma anche insulti e offese da parte di alcuni utenti.
La Murgia già qualche anno fa raccolse in un post alcune delle frasi offensive che ha ricevuto, come “scrofa”, “palla di lardo”, “cesso ambulante”, “spero ti stuprino” e altre ancora².
Un altro caso emblematico è quello della food blogger Benedetta Rossi, che ha pubblicato un video in cui piange per le critiche ricevute sui social network da parte di alcuni haters, che l’hanno accusata di essere falsa, antipatica, ignorante e di non saper cucinare. La Rossi ha reagito con dignità e ha denunciato il clima di odio e violenza che si respira su Twitter, definendolo “un ritrovo di bulli frustrati”³.
Questi due episodi mostrano come il bullismo informatico sia una piaga sociale che va contrastata con forza e determinazione. Non è accettabile che chi usa i social per comunicare, informare o intrattenere debba subire attacchi gratuiti e ingiustificati da parte di chi si nasconde dietro uno schermo. Non è tollerabile che chi soffre per una malattia grave o per una situazione difficile debba essere ulteriormente ferito da parole crudeli e insensibili.
Il bullismo informatico non è una forma di libertà di espressione, ma una violazione dei diritti umani e della dignità delle persone. Chi lo pratica non è un opinatore coraggioso, ma un vigliacco irresponsabile. Chi lo subisce non è una vittima impotente, ma ha il diritto di difendersi e di chiedere giustizia.
Per combattere il bullismo informatico serve innanzitutto una maggiore consapevolezza del problema e delle sue conseguenze. Serve anche una maggiore educazione al rispetto, alla tolleranza e alla convivenza civile. Serve infine una maggiore responsabilità da parte delle piattaforme digitali, che devono monitorare i contenuti offensivi e rimuoverli tempestivamente.
Il bullismo informatico è un male che ci riguarda tutti e che dobbiamo contrastare insieme. Non lasciamo soli chi ne soffre. Non diamo spazio a chi lo alimenta. Non permettiamo che il web diventi un luogo di odio e violenza. Usiamo i social per comunicare, condividere, dialogare. Usiamo i social per costruire una società migliore.
Questi due casi mostrano come il cyberbullismo sia un problema serio e diffuso, che va affrontato con forza e determinazione. In questo articolo vogliamo esprimere la nostra solidarietà agli influencer vittime di cyberbullismo e prendere una netta posizione contraria contro chi usa i social per insultare e non ha rispetto neanche di una grave malattia.
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